presenta Il valore delle parole - Ed. Giunti. Ne parla con Alessandra Giraldo
“Furgone investe madre e figlio.” “Auto impazzita entra nello stabilimento balneare.” “Ecco la curva maledetta.” “Non mi sono accorto di niente.” “Il ragazzo è letteralmente volato.”
Questi sono solo alcuni fra i numerosi esempi del linguaggio usato dai media per descrivere casi di violenza stradale. Parole assurde, che tendono a giustificare chi ha comportamenti sbagliati alla guida, umanizzando le cose e spostando spesso l’attenzione sulle vittime e sulla loro presunta colpa.
Per non parlare poi delle pubblicità che ci propongono un contesto del tutto irreale: automobili sempre da sole, città deserte e senza pedoni, semafori, incroci, ciclisti e veicoli parcheggiati. In un recente spot televisivo, quando l’auto trova di fronte a sé un ostacolo, appare all’improvviso un tunnel sotterraneo che le permette di continuare a sfrecciare senza perdere tempo.
Il linguaggio e le immagini rafforzano senza dubbio un sistema di mobilità basato su macchine e moto, che esalta il diritto alla velocità dei mezzi e penalizza gli altri utenti della strada. Queste forme di comunicazione sono pericolose perché possono portare le persone, anche inconsapevolmente, ad approvare e giustificare comportamenti che sono invece illegali e che possono uccidere, come ad esempio l’eccesso di velocità e la guida in stato di ebbrezza.
Se vogliamo fermare la violenza stradale che ogni anno causa nel mondo un milione e trecentomila vittime – ed è la prima causa di morte fra i giovani – dobbiamo anche cambiare la narrazione che promuove l’uso delle auto e descrive gli scontri stradali chiamandoli incidenti. Partiamo quindi dal non chiamarli così, perché non c’è niente di casuale quando accadono, e iniziamo a usare parole corrette, le più aderenti possibile alla realtà, per raccontare ciò che avviene sulle nostre strade.
Stefano Guarnieri è il fondatore dell’Associazione Lorenzo Guarnieri, nata in memoria di suo figlio Lorenzo, morto a causa di un incidente stradale a Firenze, nel 2010.
Da allora ha un obiettivo in testa: zero morti sulle strade di Firenze. Non è un traguardo impossibile: Oslo ce l’ha già fatta. Grazie all’impegno di Stefano, alla sensibilizzazione dei giovani nelle scuole, alla collaborazione con le Istituzioni nella messa a punto di piani all’avanguardia e alla raccolta di firme per l’istituzione del reato di omicidio stradale, l’Associazione “Lorenzo Guarnieri” ha permesso l’abbassamento del 72% dei decessi sulle strade fiorentine, nel decennio 2011–2020. Caso pressoché unico in Italia.
La sua Associazione concorre al raggiungimento di due obiettivi di sviluppo sostenibile: da un lato, promuove la salute delle persone, soprattutto dei più giovani, per i quali l’omicidio stradale costituisce la prima causa di morte nel mondo occidentale; dall’altro, intende fare di Firenze una città sostenibile. E la sostenibilità non può mai perdere di vista la sicurezza.