presentano La tigre e i gelidi mostri. Una verità d'insieme sulle stragi politiche in Italia. Il libro definitivo sulla strategia della tensione e sul ricatto dello Stato allo Stato - Feltrinelli. In dialogo con Guido Lorenzon
Chi ha portato la bomba esplosa in piazza Fontana? E quella in piazza della Loggia a Brescia? Quanti neofascisti erano presenti a Bologna il giorno della strage alla stazione? Quale rete di mandanti e complici ha voluto e favorito le stragi? Non a tutte queste domande è stata data risposta. C’è ancora una parte buia della storia, dicono le sentenze. Ma c’è chi, in queste tenebre, continua a cercare. Gli autori ricostruiscono i giorni e i minuti che hanno preceduto le stragi – le “stragi politiche” – e gli identikit e i nomi, alcuni mai fatti prima, di chi le ha eseguite.
E l’ambiente, la trama da cui sono scaturite, che conduce dentro le casematte stragiste e cospirative, negli apparati di Stato italiani e atlantici. Nel fondo nero dell’attacco alla Repubblica, sferrato per lunghi e sanguinosi anni contro la “tigre” del cambiamento, così temuta dai reazionari di ogni tipo, contro l’innovazione sociale e politica e lo sviluppo della
democrazia sotto il segno della Costituzione. Due fili incandescenti si snodano. Il filo rosso sangue delle stragi, da piazza Fontana a Bologna, e il filo nero dei colpi di Stato minacciati o tentati ma comunque incombenti.
Si compone così una “verità d’insieme”, che arriva ai mandanti e ai responsabili politici della strategia eversiva, figure di assoluto rilievo istituzionale e politico – davvero i “gelidi mostri” di Nietzsche – oltre a funzionari e agenti di apparati chiave dello Stato e alla rete terroristica neofascista. Indagare, scavare nelle stragi e nelle trame, cercare la verità anche oltre le risultanze processuali significa dar conto di cosa sia davvero avvenuto in Italia in quei decenni cruciali la cui ombra si allunga fino a oggi.
Gianfranco Bettin (Marghera, Venezia, 1955) è scrittore e saggista italiano. Ha insegnato e lavorato a lungo nel campo della ricerca sociale. Collabora a diversi quotidiani e riviste, tra cui il manifesto, i giornali locali del gruppo Repubblica-Espresso, il mensile Lo Straniero, Micromega.
Ha esordito nel 1989 con Qualcosa che brucia, romanzo autobiografico ambientato nel degrado di Marghera. Si è specializzato nel romanzo-reportage (Eredi: da Pietro Maso a Erika e Omar, 1992; Sarajevo Maybe, 1994; Petrolkimiko, 1998; La strage. Piazza Fontana, verità e memoria, 1999, con M. Dianese) in cui l’attualità diventa materia della narrazione. In Nemmeno il destino (Feltrinelli 1997), Nebulosa del Boomerang (Feltrinelli 2004) e Le avventure di Numero Primo (Einaudi 2017), pur non rinunciando alla sua vena «civile», si è allontanato dalla cronaca per tornare all’invenzione di trame e personaggi. Nel 2019 è uscito Cracking (Mondadori).
All’attività di scrittore è andato affiancando negli anni quella politica, sempre più consistente: dagli interventi giornalistici su temi politico-sociali e ambientali, sui quali ha pubblicato anche numerosi saggi come Il clima è fuori dai gangheri (Nottetempo 2004), all’attività nella Federazione dei Verdi.
Maurizio Dianese ha scritto Il bandito Felice Maniero (1995), la prima inchiesta sulla “mafia del Brenta”. Oltre a La strage. Piazza Fontana. Verità e memoria (1999), Petrolkiller (2002) e La strage degli innocenti. Perché Piazza Fontana è senza colpevoli, pubblicati per Feltrinelli con Francesco Bettin, è autore dei romanzi Nel nido delle gazze ladre. Il romanzo della mala veneziana (2017), Doppio gioco criminale. La vera storia del bandito Felice Maniero (2018) e Profondo Nordest (2019).