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SALOTTO POP

ven 08/03/24 20:00 - Fine aperta

Salotto Pop : ‘Love Saves the Day’ una biografia Disco.

Orgoglio e Pregiudizio. Ecco come si presentò al pubblico l’onda - lunga e improvvisa - della Discomusic. Faccia sudata e speculare del punk, culture giovanili esplose dal malmostoso tessuto sociale dei mediani anni Settanta intrise di reflusso, disoccupazione, povertà e droga. Buco nero privo di speranza e stritolato dalla stasi culturale, preda di recessione e con la consapevolezza d’aver disilluso tutti gli ideali dei Sessanta. Dunque pronto a scoppiare.

Ma se il punk (in massima parte bianco e periferico) negava il corpo in maniera quasi liturgica - famosa la frase di John Lydon: ‘l’amore è cinque minuti di cigolii’ - rendendosi per sua natura asessuato o quantomeno disinteressato alla carnalità, la Discomusic quel corpo lo rivendicava appieno, facendone manifesto politico da sbattere sulla pista da ballo. Quel disagio reo d’aver acceso la miccia del punk è sì - nel caso della Disco - un disagio sociale, ma anche e soprattutto "di genere". Miccia che nasce e si propaga con una fortissima identità nera e gay (“Say it Loud I’m Black and Proud’) in netta contrapposizione al machismo wasp del rock, dove il corpo era mero feticcio irraggiungibile. La Disco nasce e scardina queste dinamiche tramite amplessi (anche sonori) alla luce del sole (anzi, delle strobo): dai mugolii di Donna Summer alle rivendicazioni gay di Patrick Cowley e Sylvester la rivoluzione dance è inarrestabile proprio perché scardina anni di mortificazione corporea, rendendola fruibile e promiscua. You Make Me Feel Mighty Real. E lo sarà fino all'arrivo dell'AIDS.

Figlia spuria di altre declinazioni delle piste da ballo, come i Zazous parigini, gli Schlurfs viennesi, i Potàpky di Praga, gli Stilyagi sovietici o la Swing Jugend (Gioventù Swing) tedesca che nel 1939 si opponeva a Hitler dando feste clandestine in locali abbandonati, la Disco è stato il movimento musicale più ostracizzato di sempre. Da subito. Forse per la sua genesi, che si vuole radicata nelle saune per omosessuali di una città violenta come la New York dei primi anni Settanta, per l’edonismo massificato sulla quale si fondava e l’estetica kitsch che spesso la caratterizzava. Ma era solo la punta dell’iceberg e soprattutto un pregiudizio che non rende merito a un genere per sua natura aperto a mille contaminazioni. ‘Italians do it Better’ andrà a indossare fieramente Madonna su una t-shirt, e non era una boutade fine a sé stessa visto che i primi deejay si chiamavano Francis Grasso, Nicky Siano, Steve D’Acquisto, Michael Cappello e David Mancuso.

Tutti personaggi di origine italiana, dalle forti intuizioni e dalla cultura musicale onnivora, che - con rudimentali giradischi - in fetidi scantinati, magazzini di periferia o chiese sconsacrate cominciava a miscelare break percussivi, fusion, musica africana, soul, funky e frammenti di rock psichedelico, creando ex novo un ibrido sonoro rivoluzionario. Tutti si cimenteranno con la Disco, permutandone le intuizioni, persino jazzisti di fama (Herbie Mann, Donald Byrd, Eumir Deodato), minimalisti (Artur Russell) o glorie del rock (Rolling Stones, Kiss, Blondie, Rod Stewart). Ma è nelle retrovie che davvero si edificherà il manifesto sonoro, con produzioni sovente carbonare, suonate da musicisti di estrazione jazz o funk e cantate da autentiche regine della Soul Music, rendendo nerboruto quel suono languido di Philadelphia (il Philly Sound) che era stato guado primevo. Da lì sarà una infinita guerra e pace, con i seguaci del rock a bruciarne i vinili la sera del 12 luglio 1979 nella ‘Disco Demolition Night’ a Chicago (città dove di lì a poco sarebbe nata l’house, quasi per contrappasso) un rogo in odor di Terzo Reich che decreterà la morte della Discomusic comunemente intesa prima delle sue innumerevoli rinascite (House, appunto, in primis).

E se è vero, come scrisse Jacques Attali, che la musica anticipa i cambiamenti sociali più di ogni altra arte, allora la Disco fu la vera rivoluzione di genere. Il Salotto Pop cercherà di scardinare questi pregiudizi in una serata tutta da ballare. ‘In the Beginning there was Rhythm’.

 

L𝐨𝐯𝐚𝐭 𝐂𝐚𝐟è 𝐚𝐩𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐫𝐚𝐭𝐚, 𝐩𝐫𝐞𝐧𝐨𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐞𝐧𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚𝐭𝐚!

Villorba
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